Articoli Insegnanti

La scuola riveste un ruolo chiave per gli studenti con DSA, che possono avere percorsi diversi a seconda di come vengono “accolti”, “riconosciuti”, “educati e formati”, “valorizzati” : il disturbo o la difficoltà prima dei 7-8 anni, che li caratterizza, in un certo contesto, può migliorare e consentire sostanzialmente il normale iter scolastico, con il raggiungimento degli obiettivi standard previsti per quel livello di scolarità, oppure, in ambienti più sfavorevoli, permanere inalterato e, accanto a difficoltà negli apprendimenti, secondariamente possono insorgere problemi di motivazione, relazione, comportamento, che aggravano la situazione scolastica, e in alcuni casi, precludono la prosecuzione degli studi.

La collaborazione tra Scuola e Clinico/Tutor dell’Apprendimento è un punto imprescindibile per realizzare un efficace lavoro a livello di prevenzione, di diagnosi e, soprattutto, di intervento “terapeutico” abilitativo e di potenziamento. La Scuola e il Clinico/Tutor devono cercare un’aderenza terapeutica che coinvolga ovviamente il bambino/studente e la sua famiglia.

Le proposte di facilitazione, le misure dispensative e gli strumenti compensativi che vengono suggeriti alla scuola richiedono una reale condivisione da parte degli insegnanti, preparazione specifica e, soprattutto, sensibilità ed empatia nei confronti del bambino/studente, con le sue caratteristiche specifiche.

Si pensi ad uno studente dislessico per il quale si sia previsto un trattamento a domicilio per migliorare fluenza e correttezza della lettura strumentale che, per essere efficace, richiede un impegno quotidiano costante di circa 20 minuti per almeno tre mesi, in cui le attività proposte non sono particolarmente motivanti e interessanti. Il bambino per primo dovrà essere, anche con il supporto della famiglia, ben disposto al training e rendersi conto che sta migliorando, ma i cambiamenti dovrebbero essere percepiti anche dalla scuola. In questo modo, viene maggiormente esplicitato al bambino/studente il suo progresso, con ricadute positive sulla motivazione e sull’autostima, proprio nel contesto più significativo per lui.

Le scelte educative e didattiche individualizzate e personalizzate che spettano alla scuola possono essere più efficaci se si realizza una fattiva collaborazione tra il Clinico/Tutor che segue il bambino e l’istituzione scolastica. Le raccomandazioni cliniche specificano che il processo clinico di formulazione diagnostica ha l’obiettivo di evidenziare ciò che di particolare vi è nel singolo caso, e che la  formulazione diagnostica va integrata con una descrizione di un profilo di abilità finalizzato alla progettazione di aiuti allo sviluppo ottimale delle capacità, e ha lo scopo di creare un ritratto completo del soggetto con dati che emergono da varie fonti: quella dello stesso bambino, i genitori, gli insegnanti. Tutto ciò al fine di costruire una alleanza per lo sviluppo tra bambino/famiglia e insegnanti.

A partire dalla diagnosi dunque si inizia a realizzare la collaborazione con la scuola, che potrà svilupparsi nel corso del tempo attraverso momenti e modalità differenti anche in relazione alla scolarità dello studente con DSA. Se a livello di scuola dell’infanzia e fino alla metà del secondo anno di scuola primaria il confronto e il lavoro condiviso riguarderanno l’individuazione dei soggetti a rischio e la predisposizione di attività specifiche per la classe del bambino, dalla terza primaria in poi e, in particolare, nella scuola secondaria di primo grado gli aspetti rilevanti potranno riguardare, ad esempio, l’aggiornamento della relazione clinica, la scelta di misure dispensative e strumenti compensativi particolarmente adatti alla tipologia di scuola, la condivisione di modalità di verifica e di criteri di valutazione appropriati, l’attenzione alla motivazione all’apprendimento e all’autostima che possono essere messe in crisi da richieste scolastiche più complesse.