Le ultime Linee Guida sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento, pubblicate nel 2022, ribadiscono in maniera forte la necessita’, gia’ espressa nel 2007 e che ha portato alla legge 170, quanto sia importante il ruolo di singoli indici predittivi che possano successivamente essere associati a determinati esiti di apprendimento.

La discussione in merito sposta l’attenzione da eventuali condizioni cliniche associate ai DSA ad aspetti del funzionamento cognitivo/linguistico anche quando le condizioni cliniche suddette non siano necessariamente presenti. Nel complesso, la ricerca degli indici predittivi per l’individuazione precoce dei bambini a rischio appare come un obiettivo importante della ricerca e della pratica clinica per le potenziali ricadute nell’identificazione precoce di condizioni di rischio nell’emergenza di DSA.  Nelle fasi temporalmente più vicine all’acquisizione di una data competenza (come negli ultimi anni dell’età prescolare o al primo anno della scuola primaria) è possibile misurare anche processi dominio-specifici che riguardano competenze cognitive che sottendono uno specifico apprendimento strumentale (ad es., lettura o scrittura).

Appare quindi opportuno leggere la letteratura disponibile secondo un’ottica evolutiva dove gli indici predittivi dei DSA possono variare nel tempo, sia per il valore quantitativo degli stessi sia per le trasformazioni qualitative da cui, talvolta, possono emergere predittori nuovi e inaspettati rispetto alle epoche più precoci. Contemporaneamente, è anche necessario interpretare gli studi sulla ricerca degli indici predittivi all’interno di un’ottica dimensionale, che colloca i DSA all’estremo inferiore di un’abilità che si distribuisce in modo “normale” nella popolazione generale e la cui diagnosi si basa sulla definizione di un cut-off al di sotto del quale l’abilità viene considerata deficitaria. Pertanto, le difficoltà a carico della specifica capacità scolastica possono assumere tutta una serie di gradazioni intermedie, fino alla soglia della normalità e quindi non francamente patologiche, ma non per questo meno problematiche per i soggetti. In questa cornice, gli studi che stabiliscono come esito primario la presenza/assenza di diagnosi di DSA si intersecano con quelli che predicono differenze fra buone e cattive prestazioni scolastiche.

La necessita’ dell’individuazione degli indici predittivi e’ evidenziata dal fatto che, data la grande neuro-plasticità del cervello infantile, l’individuazione dei primi segnali di sviluppo atipico, o di fattori di rischio, ha un importante valore per la messa in opera di stimolazioni e ambienti favorevoli. Fermo restando che l’individuazione degli indici predittivi dei DSA non deve comunque portare a rigidi schemi di esito, oggi si riconoscono ampie finestre di modificabilità e di adattamento favorite anche dalla maggior consapevolezza del ruolo dell’ambiente come fattore di rischio ma anche di protezione.

È importante utilizzare i suddetti indici predittivi al solo fine di individuare bambini che possono avere un’aumentata probabilità (o rischio) di presentare difficoltà nell’area dell’apprendimento nei successivi anni della scuola primaria (ma non necessariamente un DSA), anche con l’obiettivo di favorire l’eventuale implementazione di attività volte a sostenere lo sviluppo di quelle abilità.